Rodi e Karpathos
...dodecanneso in love
La proposta in breve
A Palermo tutto si fonde; stili greci, bizantini, arabi, normanni; cattedrali che diventano moschee, moschee che tornano ad essere chiese. L’isola che fu punica, bizantina, romana, araba, normanna, spagnola e asburgica-borbonica offre al suo visitatore un incredibile esempio di sintesi di culture e religioni affascinanti e diverse.
- Per chi è questo viaggio? Il viaggio è consigliato per coloro che amano il bello, la buona cucina, la luce del sud… insomma per chi ama la vita e i suoi piaceri
- Quando mi consigliate di partire? Ogni stagione ha il suo fascino, ma noi consigliamo la primavera o l’inizio dell’autunno quando le temperature sono gradevolissime; nessun problema particolare neppure durante l’invento, che ha sempre temperature miti, salvo ovviamente avere meno ore di luce a disposizione
- Se volessi seguire tutto il vostro itinerario, quando durerebbe il viaggio? Circa una settimana. Palermo è una città che va assaporata poco alla volta
- Quanto costerebbe? La fascia di prezzo è medio- bassa
- Quali sono le tappe fondamentali da raggiungere? Nella nostra guida ti racconteremo della Cattedrale di Palermo, della spiaggia di Mondello, de Palazzo dei Normanni, di Monreale, dei mercati storici della città, di alcuni posti del cuore come Le stanze al Genio, di Casa Professa o di Santa Cita.
- Dove posso dormire e con che mezzi posso spostarmi? Consigliamo di soggiornare in centro città e muoversi a piedi od eventualmente con qualche mezzo pubblico.
- Quali specialità culinarie mi aspettano? Dall’antipasto al dolce, Palermo offre piatti tipici assolutamente imperdibili: pasta alla norma, sarde a beccafico, pesce spada e tonno freschissimi, arancine (rigorosamente al femminile), panelle e crocchè, sfincioni, granite e grattachecche, cassate, frutta martorana e gli iconici cannoli
L'itinerario!
10 imperdibili tappe per visitare una delle più belle città d’Italia
La Bandiera di Rodi
Sebbene in tutto il Dodecanneso sventoli la bandiera ufficiale della Grecia, a Rodi vedrete qua e là questa strana bandiera con la simbolica faccia di Elios, il dio Sole, a cui l’isola sin dall’antichità era devota. La scritta invece per chi non conosce l’alfabeto greco significa “Popolo di Rodi”
La prima tappa
Anthony Quinn Bay – Ladiko
È forse la più famosa spiaggia di Rodi. La baia è stupenda e merita assolutamente una visita. La spiaggia è costituita da piccoli ciottoli e ghiaia. Il paesaggio è mozzafiato, il colpo d’occhio dall’alto è davvero impressionante; l’acqua cristallina color smeraldo, l’insenatura che ti avvolge, la vegetazione che contrasta con il mare. Il fondale, profondo fino a 5 metri circa all’altezza delle boe, offre una moltitudine di scogli, qualche alga e diverse tipologie di pesci, così da rendere molto gradevole anche lo snorkeling.
Purtroppo essendo una delle spiagge più belle dell’isola e trovandosi molto vicino alla turistica Faliraki, è sempre strapiena di gente. Consiglio quindi vivamente di andarci la mattina presto (anche prima delle 9:00) per godere a pieno della bellezza del posto e prendere uno dei carissimi ombrelloni nelle prime file leggermente isolato dagli altri. La ressa arriva gradualmente sia da terra che da mare (le numerose crociere giornaliere fanno tutte tappa qui) e senza un lettino ed ombrellone si fa fatica a trascorrervi una mezza giornata, sia per la mancanza di spazio, che per l’assenza di sabbia.
Dalla parte opposta della baia si trova una seconda discesa che porta ad un’altra bellissima insenatura ove sono disposti altri lettini e ombrelloni a pagamento, qui si entra in mare da un pontile da cui i bagnanti si tuffano.
Proprio di fronte, nella stessa baia si trova la spiaggia di Ladiko. Venendo dalla strada, sarà la prima che incontrerete. Rispetto alla vicina Quinn la piccola Ladiko beach è più adatta a chi ha bambini in quanto di sabbia fine, con parcheggio adiacente nonché con tutti i servizi essenziali. Acqua cristallina, fondale di roccia e sabbia con un mix di colori turchese e azzurro molto suggestivo. Ottimo per snorkeling. Anch’essa spesso molto affollata.
I consigli di Scedda per gli aspiranti viaggiatori
Il parcheggio per entrambe le insenature è limitato, specialmente in alta stagione e se arrivate tardi rischierete di non trovare posto. La località è collegata anche con servizio autobus dalle principali cittadine dell’isola. Consiglio di pranzare nel ristorantino che sovrasta la baia, ottimo cibo e prezzi adeguati alla qualità del cibo o altrimenti prendere uno dei panini espressi del negozio ambulante accanto al ristorante.
La seconda tappa
Traganou Cave – Afandou
Le spiagge di Traganou e di Afandou si trovano sulla costa orientale dell’isola e si raggiungono in auto dalla città di Rodi in circa 30 minuti. Ci sono anche degli autobus che partono dalla stazione dei bus nel centro di Rodi (accanto al mercato nuovo – Nea agorà) e che hanno fermate su tutta la costa in corrispondenza delle spiagge più frequentate.
Rispetto a tantissime altre spiagge gettonate di Rodi, super attrezzate, super servite e anche super costose, qui sembra un’altra isola.
Sono spiagge molto grandi, per lo più libere, con poca gente, prevalentemente greca; si può tranquillamente stare a 100m dai propri vicini, in totale solitudine e tranquillità. Qua e là troverete chioschetti con servizio cucina e bar che affittano lettini e ombrelloni con prezzi decisamente economici. Ampio parcheggio gratuito. Doccia e bagni pubblici, gratuiti sulla spiaggia.
Non sono spiagge di sabbia fine, ma sono composte da sassolini e ghiaia che rendono limpidissima l’acqua del mare. Il mare che diventa profondo dopo pochi metri ha un colore da urlo: azzurro e trasparente come pochi sull’isola.
A Traganou se camminate oltre alla concessione dei membri dell’esercito ellenico, e vi avvicinate alle rocce scoprirete calette, grotte sovra e sottomarine, bellissime per lo lo snorkeling. Consigliate ciabatte o scarpette perché i sassolini qui sono un po’ fastidiosi.
I consigli di Scedda per gli aspiranti viaggiatori
Evitate Faliraki se non siete persone da riviera romagnola. Affollata di stabilimenti ed ecomostri alberghieri, colonia inglese in terra greca, piena di pub e fast food. Purtroppo si fa fatica a non gridare allo scempio naturale, vittima del peggiore turismo che ripropone lo stesso orribile cliché tanto a Sharm el Sheikh quanto a Cancun.
La terza tappa
A spasso per il centro città
Via Maqueda
Via Maqueda è la strada per eccellenza per il passeggio, essendo stata fortunatamente pedonalizzata. Lunga 1,5 Km parte da Piazza Giuseppe Verdi, dove si trova il bellissimo e maestoso Teatro Massimo, e arriva fino a Piazza Giulio Cesare, in prossimità della stazione centrale. Insieme alle sue continuazioni di via Ruggero Settimo e via Libertà, costituisce l’asse principale di attraversamento del centro della città da sud a nord.
Piena di bar, pasticcerie, negozi, locali e ristoranti che invadono la sede stradale con i loro dehors, la via è perennemente animata, anche nelle ore serali. Regna sempre una gran confusione, che può essere piacevole oppure assordante a seconda dell’orario della giornata e del vostro stato d’animo.
Non mancano poi le attrazioni turistiche, tra piazze, chiese e palazzi storici. La strada è un susseguirsi continuo di edifici civili e religiosi caratterizzati da vari stili, con una netta prevalenza del barocco. Piazza Pretoria con la sua splendida Fontana della Vergogna, Palazzo delle Aquile, sede del Comune di Palermo, la vicina piazza Vincenzo Bellini con la Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio o della Martorana e la Chiesa di San Cataldo con le sue splendide cupolette rosse.
Via Vittorio Emanuele
Lunga quasi 2 km, vi si affacciano alcuni dei monumenti più importanti della città:
il Palazzo dei Normanni, il Palazzo Asmundo, la Cattedrale di Palermo, la Chiesa di San Giuseppe dei Teatini.
Parte da Porta Felice (piazza Marina) a pochi passi dal mare, nella zona che viene ancora comunemente chiamata con l’antico nome arabo di “Cassaro”, e termina a Porta Nuova, vicino alla Cattedrale.
A piazza Marina resterete impressionati dagli enormi alberi di ficus con le loro incredibili radici aeree a colonna. Tra gli altri vi è anche quello considerato il più grande ficus d’Europa, con i suoi 30 mt di altezza per una circonferenza di 20 mt. Alla domenica, dalle 8 alle 13 vi si tiene il mercatino delle pulci, l’intera piazza è piena di banchi con oggetti di tutti i tipi in vendita.
All’altezza dell’incrocio con via Maqueda si forma uno slargo quasi circolare, Piazza Vigliena, i cosiddetti “Quattro Canti“, centro geografico e culturale della città di Palermo.
Gli splendidi edifici che la circondano hanno tre ordini di decori: al primo le fontane che rappresentano i quattro fiumi della città antica, sormontate dalle allegorie delle quattro stagioni Eolo, Venere, Cerere e Bacco; al secondo le statue dei sovrani Carlo V, Filippo II, Filippo III e Filippo IV e al terzo le statue delle quattro sante palermitane S. Agata, S. Ninfa, S. Oliva, e S. Cristina.
I consigli di Scedda per gli aspiranti viaggiatori
Via Vittorio Emanuele insieme a via Maqueda sono le vie principali del centro storico della città e incrociandosi in corrispondenza dei Quattro Canti lo dividono in quattro parti: i 4 mandamenti, i 4 quartieri storici di Palermo.
La quarta tappa
Chiesa di Santa Maria dell'Ammiraglio (Martorana) e San Cataldo
La chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio (così chiamata dal grado militare del fondatore, Giorgio d’Antiochia) o della Martorana (dal cognome della nobildonna che fondò l’annesso monastero benedettino) svetta in posizione elevata su piazza Bellini, proprio dietro alla fontana Pretoria, affiancata dal caratteristico edificio della chiesa di San Cataldo.
Esternamente si nota immediatamente il contrasto tra la facciata barocca e il resto della muratura normanna, ma l’elemento che cattura immediatamente l’attenzione è lo splendido e possente campanile normanno, e proprio dalla base del campanile si accede alla chiesa.
Una volta entrati, la prima parte che si incontra è in stile barocco con tutti i soffitti affrescati ma è la seconda parte, che risale invece al periodo normanno, che lascia l’osservatore senza fiato: un caleidoscopio di colori, un tripudio dorato di mosaici bizantini e marmi policromi intarsiati che riempiono tutti gli spazi disponibili.
Lo sguardo avvolge una molteplicità di archi, colonne, capitelli, affreschi, statue e ornamenti di ogni genere. Bellissime le volte coperte da un cielo stellato e il prezioso tabernacolo in lapislazzuli.
Il fulcro della decorazione musiva è però la cupola; nel medaglione centrale si trova il grande Cristo Pantocratore in trono e in atto di benedizione, intorno al quale si dispongono quattro angeli adoranti.
Divertitevi a cercare una colonna nell’interno della chiesa che reca una iscrizione in lingua araba.
A pochissimi metri di distanza si trova l’altrettanto meravigliosa chiesa di San Cataldo, inconfondibile per le tre cupole rosso scuro in contrasto con le chiare pareti in arenaria impreziosite da disegni geometrici di linee curve che si intrecciano e che le conferiscono un aspetto arabeggiante.
Soprattutto quando si entra si rimane stupiti e travolti da una grande sensazione di intimità; da una atmosfera semplice e suggestiva. Un piccolissimo scrigno, nudo e spoglio, emblema della perfetta sintesi della Palermo araba con quella normanna.
Attraverso un gioco di pieni e vuoti e l’alternanza di luce e ombra, gli spazi si riempiono e si dilatano.
E’ come se il visitatore venisse spinto alla meditazione.
I consigli di Scedda per gli aspiranti viaggiatori
Si racconta che le suore clarisse della Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio per prime proprio qui prepararono la famosa e dolcissima frutta Martorana, vanto della pasticceria siciliana.
La quinta tappa
I due grandi teatri di Palermo: il Teatro Massimo e il Politeama
Il Teatro Massimo
Il monumentale edificio in stile neoclassico si fa ammirare per l’aspetto imponente. La grande scalinata che porta al colonnato che sorregge il timpano triangolare ricorda gli antichi templi greci; le due sculture bronzee ai lati, raffiguranti due donne (la Tragedia e la Lirica) in groppa a due grandi leoni, appaiono estremamente scenografiche; si ammirano poi la grande cupola e le absidi laterali semicircolari, i fregi, i bassorilievi e le decorazioni.
Con la capienza di 1.387 spettatori è il più grande teatro d’Italia e il terzo in Europa.
La breve visita guidata all’interno del teatro dura meno di un’ora. Dopo la visita al foyer si passa alla bellissima sala principale, poi alla vista privilegiata dal palco reale. Sorprendente l’effetto acustico nella rotonda del mezzogiorno o sala pompeiana. Chi si pone al centro avrà la percezione di udire la propria voce amplificata a dismisura.
Come tutti i grandi teatri, anche il Massimo ha la sua curiosa e suggestiva leggenda: il fantasma di una suora pare si aggiri sulle grandi scalinate perché, per la costruzione del Teatro, furono rasi al suolo un monastero, una chiesa ed un cimitero.
Il Politeama
Non sarà imponente come il Teatro Massimo ma è altrettanto scenografico.
La sua forma cilindrica, con una vaga similitudine con il Pantheon di Roma, troneggia nella grande piazza Ruggero Settimo.
La facciata, in stile neoclassico, è molto elegante. Il suo ingresso a forma di arco, con la grande vetrata e l’imponente frontone centrale con bassorilievo, ricordano gli archi di trionfo romani.
Spettacolare la quadriga bronzea affiancata da altri due cavalli con relativi cavalieri. Al centro sono rappresentati Apollo, dio della musica, ed Euterpe, musa della lirica.
All’estetica complessiva concorre poi il doppio ordine di colonne della parte semicilindrica, con le decorazioni murali che ricordano le case di Pompei.
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La sesta tappa
I luoghi del cuore
San Giovanni degli Eremiti
La chiesa San Giovanni degli Eremiti si trova nel centro storico di Palermo, vicino al Palazzo dei Normanni.
Un’oasi di pace e tranquillità all’interno di una città caotica, un luogo fortemente spirituale.
La parte più bella è certamente il chiostro, caratterizzato da file di doppie colonne ornate con motivi floreali, che fanno da scenario ad un lussureggiante giardino con palme, banani, carrube, limoni, pompelmi, melograni e fichi d’india.
Deliziose ed iconiche sono le caratteristiche cinque cupolette rossastre, realizzate con un inconfondibile stile arabo-normanno.
L’interno della chiesa è invece spoglio. Non ci sono decorazioni o abbellimenti, ma tutto è caratterizzato da semplicità e armonia.
Di recente sono stati effettuati nuovi scavi che testimoniano, ancora una volta, le varie stratificazioni storiche e architettoniche che animano l’intera città di Palermo. Attraverso un piccolo vano si accede a un ambiente, denominato “sala araba” dove è visibile un affresco bizantino.
Forti sono i contrasti cromatici tra il verde della vegetazione, l’ocra delle cubiche strutture in tufo e lo sfondo blu del cielo siciliano.
Oratorio di Santa Cita
La vista degli oratori è spesso al di fuori dai classici tour turistici, ma se siete a Palermo non dovreste perdervi questa chicca immersa nelle viette del centro storico.
Nel quartiere La Loggia, a poca distanza da via Roma si trova lo spettacolare oratorio seicentesco di Santa Cita, dove si può ammirare una delle massime realizzazioni di Giacomo Serpotta, il geniale scultore che fece sembrare maestoso marmo quel che era semplice gesso.
Si accede attraverso un chiostro e poi attraverso una stanza piena di ritratti dei Superiori della Compagnia del Rosario di Santa Cita, dove si acquistano i biglietti.
Entrerete poi in una grande sala rettangolare che vi lascerà stupefatti: le decorazioni sono bellissime, così ricche e intense, un tripudio di gessi bianchi, delicati, eleganti, levigati a marmo e lavorati con una fantasia barocca sfrenata.
I mille angioletti e puttini che costellano le pareti, sembrano pronti a staccarsi dal muro per svolazzare tra le vostre braccia, candidi come la neve e paffuti come il più tenero degli infanti. Ognuno esprime un’emozione, un sentimento, un gioco. Le loro pose ed espressioni trasudano una sottile ironia, quanto mai singolare a quei tempi.
Le tantissime statue in altorilievo raffigurano i Misteri del Rosario, mentre sulla parete opposta è mirabilmente rappresentata la battaglia di Lepanto, vittoria della cristianità sui miscredenti.
Una piccola curiosità: l’immagine di una piccola serpe sul braccio di una delle statue consente di attribuire gli stucchi al Serpotta.
Al termine della visita, consigliamo vivamente di raggiungere gli altri oratori di San Domenico e di San Lorenzo, facilmente raggiungibili a piedi, anch’essi ornati di capolavori del Serpotta.
Casa Professa o Chiesa del Gesù
Nel quartiere Alberghiera, vicino al mercato di Ballarò, c’è una delle chiese più belle della città: la chiesa del Gesù, più conosciuta come Casa Professa, l’esempio più significativo dell’arte barocca a Palermo.
L’esterno è maestoso ma comunque nulla di più di una piacevole facciata tipicamente barocca.
Varcata la soglia ci si trova in un vasto ambiente a tre grandi navate che lascia senza fiato per la ricchezza decorativa: stucchi, affreschi e dipinti, ma soprattutto l’incanto dei marmi policromi, tra statue, tarsie ed altorilievi che non lasciano alcuno scampolo di parete privo di decorazione.
Di fronte ad una così strabiliante bellezza complessiva è difficile concentrarsi su singoli elementi. Molto belli sono i colori, che giocano sui forti contrasti fra il bianco di marmi e stucchi, contro le tinte molto calde dei pavimenti; le cui forme colorate disegnano delle bellissime geometrie. Da non perdere anche le vetrate che rendono ancora più mistico l’interno della Chiesa.
La costruzione ha richiesto oltre 200 anni di lavoro utilizzando marmo bianco di Carrara, grigio del Belgio e colorato di Trapani. Resterete profondamente emozionati davanti a così tanta bellezza!
San Giovanni degli Eremiti
Oratorio di Santa Cita
Casa Professa
La settima tappa
La gioia e i colori dei mercati storici
Ecco il cuore pulsante di Palermo.
Il mercato di Ballarò insieme al mercato de il Capo e al mercato della Vucciria sono i mercati più antichi e caratteristici della città di Palermo.
Ovviamente negli anni hanno perso un pò della loro originalità e si sono orientati sempre più verso il consumo turistico, ma tra urla, odori e folklore la visita è comunque sempre consigliata.
Vi si può accedere da tante strade e stradine. Verrete attratti e richiamati attraverso tutti e cinque i sensi. Colori, odori, sapori e suoni, tutti all’apice della loro intensità, vi stordiranno.
Troverete banchi di frutta e verdura, di pesce, di tessuti; tendoni variopinti, cesti, l’incessante richiamo dei venditori, ma soprattutto tantissimi Street food, mangiare da consumarsi in strada mentre si passeggia. Si possono degustare tanti piatti tipici della ricca cucina siciliana, “u pani ca meusa” (il panino con la milza), i’stigghiola (a base di budella di agnello), le arancine classiche o moderne con molteplici condimenti non tradizionali, “u pruppu” (il polpo) e tante altre specialità dell’infinito universo culinario siciliano.
L’ottava tappa
La spiaggia di Mondello
Il golfo di Mondello è sempre scenograficamente bellissimo.
L’arenile di sabbia fine e bianca forma una meravigliosa mezzaluna a nord di Palermo, appena oltre il Monte Pellegrino e si estende fino alla riserva naturale di Capo Gallo.
Il mare è senza dubbio meraviglioso, il fondale è basso e l’acqua trasparente; i colori e le sfumature di blu sono incantevoli, variando dal verde al turchese.
Per la conformità del golfo è difficile incontrare mare mosso, il più delle volte sembrerà di essere in una grande piscina, perché il pelo dell’acqua quasi non si increspa.
Domina il panorama lo storico stabilimento liberty Charleston, costruito su palafitte direttamente nell’acqua, che conferisce all’ambiente un’atmosfera da belle époque. Il suo esclusivo ristorante è aperto tutto l’anno.
La spiaggia è adatta a tutti, specialmente a famiglie con bambini perché ha metri e metri di acqua bassa, ed il fondale scende gradualmente. E’ anche presente una zona di secca a poca distanza dalla costa, dove è possibile passeggiare placidamente nell’acqua bassa.
La lunga spiaggia è in gran parte attrezzata con stabilimenti, ma c’è anche una parte di spiaggia libera, sulla striscia di battigia davanti a tutti gli stabilimenti e in alcuni specifici settori fra gli stabilimenti.
Una bella passeggiata costeggia tutta la spiaggia, facendo intravedere qua e la, le eleganti villette, adibite a seconde case estive dei palermitani più agiati. Il viale pedonale termina con il piccolo borgo di pescatori, pieno di caratteristici localini e ristoranti, dove è possibile assaggiare le squisite specialità siciliane!
Assolutamente da ammirare anche fuori stagione, con poca gente, quando la spiaggia è tutta libera dagli ombrelloni e dalle brutte staccionate che delimitano gli stabilimenti balneari privati.
I consigli di Scedda per gli aspiranti viaggiatori
Essendo ad una manciata di chilometri da Palermo, facilmente raggiungibile con un bus cittadino in circa 35 minuti, si può considerare la spiaggia cittadina del capoluogo siciliano. Sia per questa vicinanza, sia per la sua fama nazionale ed internazionale risulta sempre affollatissima.
La nona tappa
Il Duomo di Monreale
Monreale è una cittadina arroccata a pochi chilometri da Palermo e facilmente raggiungibile anche con un autobus di linea che parte da Piazza Indipendenza.
La visita del suo famosissimo duomo è una di quelle esperienze che semplicemente ti tolgono il fiato, lasciandoti senza parole.
Edificio fu costruito in periodo normanno anche se sono evidenti gli influssi arabi e bizantini.
La visita inizia già dall’esterno. Sulla facciata si ammirano le due antiche torri campanarie, di cui una incompleta; il delicato intreccio degli archi a sesto acuto e il magnifico portale. Sulla parte posteriore invece svettano imponenti le tre meravigliose absidi, con il loro groviglio di archi ogivali e intarsi a disegni geometrici con spettacolari chiari/scuri.
Stupefacente poi l’interno per il vastissimo ciclo di mosaici bizantini a fondo oro del XII secolo che coprono le parti superiori di tutti i lati della chiesa e occupano ogni spazio libero.
Il color oro domina ovunque e da esso emergono le varie figure e scene delle sacre scritture; per aumentare l’effetto sfavillante le tessere dei mosaici a fondo oro sono state posate appositamente non piatte.
La grande figura del Cristo Pantocratore (onnipotente) dell’abside centrale domina su tutto e tutti.
La visita completa comprende l’ingresso al Duomo, al Chiostro, alla spettacolare Cappella Roano (o del Crocifisso), la salita alle Terrazze percorrendo dei corridoi molto stretti e arrivando a vedere il bellissimo panorama di tutta la Conca d’oro, al Museo Diocesano e al Chiostro, un’oasi di pace e tranquillità.
A dispetto di quello che è scritto sui cartelli, l’entrata nel Duomo è gratuita. Pagate solo se volete visitare il chiostro o gli altri annessi.
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I consigli di Scedda per gli aspiranti viaggiatori
La leggenda narra che Guglielmo II il Buono si fosse addormentato sotto un albero di carrubo e lì gli fosse apparsa la Madonna . Maria gli disse che sotto al carrubo avrebbe trovato un grande tesoro. Guglielmo fece sradicare il carrubo ed effettivamente sotto trovò un tesoro pieno di monete d’oro che quindi destinò alla costruzione del duomo di Monreale
La decima tappa
Tre splendidi luoghi meno popolari
Palazzo Abatellis e Galleria Regionale della Sicilia
Il quattrocentesco palazzo Abatellis è ubicato nel quartiere della Kalsa, poco distante dal mare. Durante la seconda guerra mondiale subì diversi danni ed il progetto per la sua trasformazione in museo fu affidato a Carlo Scarpa, uno dei più famosi “organizzatori di spazi” del secolo scorso.
Oggi il palazzo ospita la Galleria Interdisciplinare Regionale della Sicilia, un’interessante galleria di opere che si sviluppa in più piani, seguendo una coerenza temporale che va dal medioevo fino al barocco inoltrato. Conserva al suo interno alcuni capolavori, come l’ “Annunciata” di Antonello da Messina, autentico capolavoro del Rinascimento; il Trionfo della Morte, enorme affresco di ignoto, che occupa un’intera parete al pian terreno e lo splendido busto di Eleonora d’Aragona di Francesco Laurana.
La sala dedicata ad Antonello è curata molto bene e l’Annunciata appare improvvisa davanti al visitatore con tutta la sua mistica bellezza. Lo sguardo fisso nel vuoto davanti a sé, verso un punto indefinito suscita uno potere magnetico.
Un capolavoro assoluto che affascina più dell’inflazionata Gioconda!
Museo Delle Maioliche Stanze Al Genio
Questo è un luogo particolare, imperdibile.
Si tratta di una casa-museo, all’interno di Palazzo Torre Pirajno in via Garibaldi, nella zona della Kalsa, in una dimora privata di un raffinato collezionista. Visitandolo si respira un’atmosfera di autentica bellezza ed eleganza.
Si possa attraverso sette sale dove è esposta una splendida collezione di maioliche di diverse epoche e provenienza, alcune delle quali molto antiche e rare.
La raccolta è una tra le più vaste in Europa, un tesoro di antiche maioliche siciliane e napoletane dipinte a mano. La bellezza di quelle stanze lascia senza parole. Un caleidoscopio dai colori unici. Tante sfumature di brillanti colori, che formano dei quadri ipnotici alle pareti.
La visita dura circa 40 minuti e va programmata in anticipo perché viene organizzata in piccoli gruppi, sempre accompagnati da guide esperte e appassionate.
E’ un po’ difficile trovare questo museo in quanto non ci sono targhe e cartelli all’esterno. Bisogna porre un po’ di attenzione per individuare correttamente il portone d’ingresso, per accedere poi è necessario citofonare, come precedentemente detto si tratta pur sempre di una residenza privata!
Castello della Zisa
Si trova un po’ lontano dai soliti percorsi turistici, e non è facile da raggiungere, a circa 3 km dal centro città.
La massiccia ed imponente costruzione del XII secolo è un autentico gioiello di architettura araba-normanna. Si presenta come un blocco compatto su tre piani, un massiccio e severo parallelepipedo interrotto da torri, destinato originalmente a residenza di villeggiatura.
Il nome Zisa deriva dall’arabo “Al Aziz” e significa “Il magnifico”.
Il sontuoso palazzo, diventato dal 2018 Patrimonio Unesco, fu infatti edificato al centro del Genoard, il “paradiso della terra”.
Vastissimo, lussureggiante e meraviglioso parco-giardino che si estendeva per chilometri, pieno di alberi, bacini d’acqua e padiglioni, tale da inglobare i limitrofi quartieri della Cuba e della Cuba Soprana . Oggi è rimasto solo un pallidissimo ricordo di tale magnificenza in quello scampolo di parco conosciuto come i “Giardini della Zisa”, assai trasandati, purtoppo quasi in stato di totale abbandono.
L’interno della Zisa è piuttosto spoglio, ma presenta originali ed intelligenti soluzioni ingegneristiche che oggi verrebbero definite di edilizia bioclimatica. Al fine di rinfrescare le stanze venivano utilizzate torri del vento e veniva sapientemente amministrata l’acqua.
L’acqua veniva fatta sgorgare dalle pareti, scivolava lungo piccoli gradini e canalette per poi convogliare in una grande vasca. La ventilazione forzata di aria umidificata e il semplice suono del liquido che scorre e saltella mitigava la percezione della calura estiva.
Bellissima la «sala della Fontana» del pian terreno. Le pareti decorate sono decorate con mosaici, splendido quello che raffigura arcieri e pavoni e i soffitti presentano nicchie con decorazioni ad alveare, chiamate Muqarnas. I piani superiori dell’edificio ospitano un piccolo museo di arte islamica con vari oggetti esposti, tra cui anfore, vasellame e diversi paraventi lignei a grata.
Incuriosisce infine una lapide marmorea che riporta un’iscrizione in quattro lingue diverse (latino, greco, arabo e giudeo), testimonianza della convergenza culturale nella Sicilia normanna.
Curiosità: Negli affreschi della volta che porta alla “sala della Fontana” sono presenti delle figure di divinità, soprannominati “diavoli”. Secondo una credenza popolare sarebbero custodi di un tesoro nascosto dentro il palazzo. A causa di una illusione ottica è molto complicato contare queste figure. La loro disposizione a spirale è tale che inducono colui che vuole contarli a girare su se stesso e quindi a perderne il conto.
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